Discorso elettorale

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Guantanamò n’est pas bon” | Discorso elettorale di Lola Furiosa.

Foro Boario (Saluzzo), 30 agosto 2013.

Fratelli, Sorelle,

mi rivolgo a tutti voi,

alle persone che vengono licenziate

a quelle sotto sfratto,

ai clandestini e alle clandestine delle loro stesse vite,

mi rivolgo a braccianti e disoccupati,

ai precari e alle precarie senza contratto o con milioni di contratti,

ai migranti, ai profughi, a tutti quelli che con il loro desiderio sfidano i confini,

a chi è pieno di vita, ma si sente invisibile…

Ho lasciato il piccolo villaggio di Sissakò nell’Africa Saheliana, tre mesi fa

e dopo una lunga e pericolosa traversata del Mediterraneo,

una rocambolesca fuga dal CIE di Lampedusa,

una doccia veloce nel campo della Coldiretti,

qualche vestito recuperato dalle signore della Caritas,

eccomi qui con voi, a Guantanamò, finalmente!

Per portare un po’ di verità di fronte questo stato di cose.

Fratelli, Sorelle,

questa nostra comunità è sotto assedio da ormai troppo tempo.

A casa, a Sissakò, tutti parlano di voi,

e della necessità di organizzarsi politicamente, e subito!,

per debellare la grave minaccia che da qualche mese incombe su Guantanamò.

La situazione è insostenibile.

La loro presenza ormai è diventata un problema di ordine pubblico, economico, sociale…

Per non parlare delle implicazioni igienico-sanitarie!

Questa gente non è più tollerabile!

….sappiamo tutti di chi sto parlando:

 

…Saluzzo ed i Saluzzesi!

Per questo vi annuncio qui ed ora: mi candido alle prossime elezioni amministrative!

Voglio diventare la prima sindachessa di Guantanamò e farla finita con l’odiosa e persistente

“questione Saluzzesi”!

Lo so,

penserete che il colore della mia pelle è ancora troppo chiaro, che non vi fidate, sembro anch’io una tùbab/tùbabu (bianca).

Lo capisco,

guardate le condizioni in cui state vivendo.

Ma non dimenticatevi che io non sono come loro. Quando trent’anni fa i miei genitori tubabu si sono trasferiti a Sissakò chiedendo di poter essere adottati dalla vostra terra, volevano imparare ad essere liberi.

Io sono cresciuta lì con voi e mi sento nera, come Dio!

Votatemi e vi prometto che fin da subito cambieranno i rapporti che abbiamo con quella città, Saluzzo, che ci accerchia e ci assedia ormai da tempo.

Saluzzo, che è sorta di colpo, alla nostre spalle, sulla collina e poi sempre più in qua, superando persino il bastione di Corso Ancina.

Saluzzo, ormai piena di ville, villone, fortini, palazzi, chiese, banche, aziende agricole, supermercati e discount.

Saluzzo, città senza limiti che ha accumulato così tanto da diventare il comune più ricco d’Italia.

E’ chiaro che ormai la loro prossima mira è Guantanamo, siamo noi.

Fratelli, Sorelle, è questione di giorni, settimane, forse mesi, ma il loro piano è chiaro.

Saluzzo vuole conquistarci.

Ma vi rendete conto che gli abitanti di quella città sono arrivati a prendere decisioni perfino sull’acqua di cui abbiamo bisogno qui, nel nostro territorio.

E poi…è davvero inaccettabile che il potente casato della Coldiretti si sia spinto fino a qui per invaderci con quegli assurdi container. Una vera provocazione!

Donne e uomini veri, autentici, che siete qui davanti a me, io vi dico che dobbiamo smettere di tollerare questa gente e il loro stile di vita.

Questi Saluzzesi sono sempre di più, stanno sempre più rintanati nelle loro casette e…hanno tutto.

A voi hanno tolto il rubinetto, ma pensate che loro, proprio in quelle case laggiù, hanno l’acqua corrente! Ed è anche potabile! Tutti hanno almeno un bagno in casa, molti due o tre e la maggior parte si riscalda non con il fuoco vivo, ma con impianti di riscaldamento ultra tecnologici!

Hanno così tanti soldi che per spenderli si sono fatti costruire delle pesantissime porte d’acciaio per le loro case. E la sera hanno l’abitudine di chiudersi a chiave da soli! Dall’interno! Con le loro stesse chiavi! Ma scherziamo?!

Neanche vivessero in un container gestito dalla Coldiretti!

Ma la cosa davvero più incredibile, Fratelli e Sorelle, è che hanno l’elettricità!

E per consumarla tutta usano una quantità incredibile di elettrodomestici, accendono televisori al plasma da duecento pollici e ricaricano i loro telefoni in continuazione.

Francamente la situazione è fuori controllo. Credo sia arrivato il momento di dire basta.

La realtà è che stiamo convivendo con una popolazione estremamente pericolosa.

Stiamo vivendo di fianco a una polveriera e quella polveriera si chiama Saluzzo.

Vogliamo davvero andare avanti così? È questo il progresso con cui ci assediano là fuori?

Avere molte macchine, molta terra, molti soldi? Inventare nuovi macchinari sempre più complicati e costosi per estrarre dalla terra e dagli animali tutto quello che si può?

Massimizzare tutto?

Per poi ottenere così tanto profitto da non doversi più prendere cura gli uni degli altri? Da dover chiedere, dopo essersi tanto arricchiti, di essere protetti da polizie ed eserciti?

Per spendere sempre più soldi in armi, in sistemi di controllo e spionaggio?

Ridurre sempre più persone in povertà, a vivere in megalopoli e baraccopoli, per poi chiamarli a lavorare senza tutele, con contratti precari, a volte senza, e in condizioni di vita indegne?

Fare le guerre umanitarie e poi la carità?

È forse questo lo sviluppo? È forse questa la civiltà da cui imparare?

Fratelli e sorelle solidali, lavoratori accampati e viaggiatori di ogni provenienza, amici, amiche, tubàb e africani, io vi dico che finalmente è arrivato il giorno della verità e del cambiamento!

Ieri i Saluzzesi hanno occupato le terre comuni intorno a Guantanamò, domani chissà cosa potrebbero volere. Oggi i Saluzzesi sono come la troppa pioggia che il territorio non è più in grado di assorbire, che costringerà i nostri figli a vivere da alluvionati.

Questo stato di cose deve finire immediatamente. Dobbiamo iniziare a renderci visibili come mai abbiamo fatto prima, per denunciare pubblicamente, davanti al mondo intero, le indegne condizioni di vita di buona parte dei Saluzzesi.

Ecco perché chiedo a noi tutte e tutti di essere pronti a fare qualcosa verso quella città che si toglie da sola, giorno dopo giorno, più libertà e ogni possibilità di essere felice.

Al più presto, nelle prossime settimane, organizzeremo una grande manifestazione per le vie di Saluzzo e per poter camminare sicuri chiediamo di essere difesi dagli unici corpi di sicurezza in cui crediamo:

i clown, i funamboli,

i poeti e le potesse,

gli attori precari e le attrici di talento,

i giovani registi,

i suonatori delle montagne,

le cantautrici delle pianure,

i maestri e le maestre gentili,

i contadini e i braccianti di tutto il mondo come noi, i pastori e le loro caprette,

i giocatori di bocce, le giocatrici di carte,

i pensionati che ci danno una mano,

le signore curiose sulle panchine,

i bambini e le bambine che paura non ne hanno

e tutti quei freakkettoni del Comitato antirazzista e delle Brigate di Solidarietà Attiva che stanno sempre con noi!

Mi rivolgo a voi tutti, persone stagionali di una vita senza stagioni!

Noi abbiamo ancora una montagna di speranza che nessuno ci può togliere!

Nemmeno loro ce la faranno!

È necessario far vedere qual è la vera dignità! Mostrare che cosa è un lavoro e che cosa sono le catene della paura, dello sfruttamento e del ricatto! Cosa significa vivere per il solo profitto!

Noi dobbiamo dare un assalto a quella città enorme e triste che ormai ci opprime in modo insopportabile!

Mostrare ai Saluzzesi che ci sono sole, stelle e acqua per tutti.

Noi dobbiamo farli uscire dalle loro case!

Dobbiamo farli ridere e ballare! Dobbiamo salvarli dal loro progresso e dalla loro tristezza!

Solo noi possiamo farlo!

Arrivo dunque all’ultimo e principale punto del mio programma elettorale.

Perché se vogliamo evitare un disastro per i Saluzzesi, una manifestazione non basta. E’ necessaria una proposta davvero rivoluzionaria.

Pertanto, mi impegno fin d’ora ad iniziare le pratiche necessarie affinché il nostro campo possa adottare formalmente il primo gruppo di Saluzzesi.

Così che vivendo qui con noi a Guantanamò possano formarsi come uomini e donne autentici.

In questo modo, quando torneranno nelle loro case piene di oggetti e di sviluppo, potranno contribuire a rendere l’umanità un po’ migliore.

Allora vi chiedo: siete pronti a iniziare questa grande adozione collettiva?

A prendervi cura di tutte le persone che abitano laggiù? Al di là del confine di Corso Ancina?

Non si può separare la pace dalla dignità, perché nessuno può essere in pace senza avere dignità.